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Il corpo è il primo mediatore di relazione tra l'individuo e il mondo esterno: è attraverso il corpo che siamo entrati in contatto con un altro corpo, quello della madre ed è il nostro corpo che ha registrato le prime sensazioni provenienti dall'incontro con il mondo fisico e con gli altri.
Alcune sensazioni corporee che proviamo lungo la vita ci portano a situazioni vissute, di cui mentalmente e consapevolmente non abbiamo del tutto chiarezza, ma che sentiamo.
Il corpo parla. E prima, il corpo sente.
E' il contenitore, il 'tempio' del vero sè , delle emozioni vere, di ciò che realmente si sente nel momento in cui si vuole esprimerlo, rappresenta ciò che si prova, che si è, senza sovrastrutture o aggiustamenti razionali e sociali che a volte corrispondono a un'immagine di sè che si vorrebbe trasmettere ma che non corrisponde al vero, al nostro vero: quello che è vero per me può non esserlo per un altro.
Il corpo può essere l'implacabile delatore, colui che denuncia il doppio messaggio: anche quando lo dice, non lo dice. Questa è una chiave che spiega molto chiaramente la separazione tra una parte e l'altra di sè, tra ciò che si è e il messaggio che si manda all'esterno, agli altri, quello che si vuole mandare e quello che si vorrebbe trasmettere.
A volte questo lo si fa anche consapevolmente, perchè lo si sceglie in rapporto a una determinata situazione; ma, invece, a volte, si vuole proprio comunicare amore, complicità, amicizia ad un altro o ad altri, ma quello che arriva, che gli altri ricevono è del tutto opposto. I segnali subliminali che la postura, il tono di voce, il tono stesso dei muscoli mandano sono di tutt'altra natura, magari aggressivi, più che amichevoli. O viceversa, attraverso l'aggressività si può mandare un messaggio d'amore.
Può darsi che l'aggressività o l'amore siano percepiti
e vissuti con imbarazzo o con senso di colpa, come se fossero una cosa debilitante,
cattiva, brutta e allora, nel tentativo di eliminarli, di non ascoltarli non
si fa che rimuoverli, negarli, fare finta che non esistano e loro si esprimono
in altro modo, distorto. Perchè comunque ci sono, esistono. Le emozioni
sono una realtà: non voler accettarle, rimuovendole, nascondendole o
intellettualizzandole significa che comunque in qualche modo devono uscire e
premono per farlo, si fanno avanti a forza: attraverso il modo di muoversi,
di sedersi, di respirare, attraverso le diverse posture che si assumono nelle
situazioni e nella vita di tutti i giorni, attraverso i malesseri, i disturbi,
le malattie, i disagi.
Con questo non voglio intendere che i doppi messaggi siano una cosa brutta e cattiva, da bandire e colpevolizzare! Voglio dire che a volte, quando non consapevole, tale tipo di confusione può creare dei problemi nella relazione sia con se stessi che con gli altri: se si continua a colpevolizzare aspetti come l'aggressività e la sessualità (cito queste due componenti umane, perchè sono le più proibite e le più colpevolizzate nel nostro mondo e, per questo e non a caso, le più problematiche, quelle che si esprimono in modo più distorto o attraverso la guerra o facilmente con la violenza sessuale),a non volerle far vedere creo in me una distonia, per cui a forza di comprimere energie vitali come quelle insite nell'aggressività e nella sessualità posso creare l'effetto sotto vuoto spinto o pentola a pressione : appena si fa un piccolo foro o si apre minimamente la valvola, ciò che era compresso esce con forza.
In Analisi Corporea della Relazione, in un percorso analitico di questo tipo, s'impara ad ascoltare il corpo, a viverlo con piacere e con orgoglio, ad accettare il corpo per quello che è e con ciò che vuole trasmettere, al fine di ricongiungersi con quelle parti di sè più nascoste, perchè negate o colpevolizzate o semplicemente mai conosciute, che a volte creano problemi di relazione, risalenti forse ai primi contatti corporei, relazionali.
Non esiste un linguaggio unico del corpo, strutturato e codificato, uguale per tutti, del tipo se sto così vuol dire questo, invece se cammino così vuol dire quest'altro. Al di là delle possibili e più ovvie generalizzazioni, ognuno entra in contatto con se stesso, imparando a conoscersi, in relazione a sè e di conseguenza agli altri, ascoltandosi e ascoltando i messaggi, non sonori, ma che a volte la parte bambina ( ossia la fetta di noi meno compensatoria, più autentica) dal profondo, urla e reclama la propria esistenza che è originariamente un'esistenza completa, globale, non separata, mente-pensiero da una parte,corpo-movimento dall'altro. Il bambino piccolo attraverso il movimento e il gioco con il proprio corpo lo scopre, lo conosce, effettua una ricerca che gli permette di assumere informazioni che registrerà anche sul piano intellettuale che in lui non è an
Il
linguaggio del corpo, infatti, non segue la logica razionale comunemente intesa
come tale. In Analisi Corporea, anche l'analista entra nella relazione con la
persona e con il gruppo direttamente, con il proprio corpo, con una disponibilità
tonica che precede il linguaggio verbale. Il corpo parla direttamente portando
anche messaggi dall'inconscio e la risposta che più immediatamente riceve,
che comprende e che gli arriva più direttamente è una risposta
corporea. Espressione e risposta potranno poi essere riportate sul piano verbale,
trovando anche qui il modo di collegare la parola al proprio vissuto, al sentito
che realmente si è avuto. Spesso infatti capita che, soprattutto negli
adulti, la parola rappresenti un filtro, una difesa nei confronti del mondo
esterno, di ciò che vogliamo 'proteggere' che a volte è proprio
ciò che pensiamo davvero, che siamo. Unire l'espressione verbale con
se stessi, integrarla con ciò che si è in un determinato momento
prevede un superamento, o meglio, una presa di coscienza delle proprie difese,
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real lv bags la consapevolezza per decidere di utilizzarle o no.
Per questo, negli incontri di ACR le sedute pratiche sono intercalate da verbalizzazioni
in cui le persone hanno la possibilità, se e quando lo desiderano, di
esprimere verbalmente ciò di cui hanno preso coscienza nella pratica
diretta.
Il corpo, come luogo dei propri fantasmi, quindi, della propria realtà fantasmatica collegata a vissuti arcaici, della prima infanzia o addirittura ancestrali: a volte la possibilità di incontrarli, di giocare con loro ci permette di riconoscerli come parti di noi, che anche loro richiedono un posto proprio, un riconoscimento, una rassicurazione. E così forse potranno farci meno male, non disturbarci più con quell'intensità che a volte impedisce di vivere pienamente la propria vita.
Senza dare false sicurezze o promesse taumaturgiche, con l'Analisi Corporea si può sviluppare un livello di consapevolezza differente che ridimensiona parti vissute come mostruose e quindi da cacciare a tutti i costi: può essere un modo, una strada, una proposta per imparare a danzare con la propria ombra, invece di fuggirla.
In palestra o in un grande spazio avviene il vissuto diretto dell’espressione corporea, psichica ed emozionale permettendo che questa semplicemente si esprima. Il metodo utilizzato è quello del gioco e del contatto corporeo liberi, del movimento, dell’immobilità, della lettura delle diverse relazioni che l’io instaura consapevolmente e inconsapevolmente con se stesso, con gli oggetti, con gli altri.
La parte pratica si svolge senza l’utilizzo della parola, che viene recuperata nella fase della verbalizzazione durante la quale avviene l’elaborazione del vissuto emozionale.
Gli incontri si articolano in week-end bimestrali e in percorsi di 5 giorni; a distanza di un mese da ogni incontro, avviene il seminario teorico di analisi del vissuto, atto ad elaborare ciò che ha rappresentato la ricaduta nella vita quotidiana del vissuto in sala e della consapevolezza dei vari aspetti di sé scoperti o incontrati, a volte anche con fatica, ma che rappresentano comunque un inizio della ri-costruzione di una struttura più solida, verso l’incontro con il vero sé.
Piera IADE
Si tratta di un metodo analitico di gruppo a mediazione corporea.
Parlo di analisi corporea della relazione, non di analisi della relazione corporea; non è la relazione corporea in sé l’oggetto della ricerca, ma la possibilità, attraverso l’osservazione e la decodificazione dei comportamenti – cioè agiti corporei - di mettere in evidenza le strategie abitualmente utilizzate dal soggetto nell’ambito della sua vita relazionale.
La dinamica del gruppo permette di proiettare, oltre che sull’analista, anche sui compagni di corso, valenze e significati propri, che permettono di risalire all’origine del proprio comportamento con le figure parentali (genitori, ma anche fratelli, sorelle, zii, nonni….ecc) che hanno concorso a strutturare le modalità relazionali proprie di ognuno.
Il transfert diventa lo strumento prio
Ogni
gruppo di analisi è sostenuto da due analisti, un uomo ed una donna,
che assumono alternativamente la gu
Un'altra specificità del metodo è costituita dal fatto che si lavorano le due fasi, edipica e pre-edipica, separatamente. E’ in questa prospettiva e per questo motivo che in analisi corporea della relazione sono inseriti, periodicamente, incontri di analisi condotti dalla coppia di analisti, nei quali i partecipanti sono posti simultaneamente a confronto: con due immagini , con la coppia parentale, e con la complessità delle relazioni triangolari.
Il gruppo, in analisi corporea è mediamente costituito da dieci-venti persone, si lavora in full-immersion dai tre ai cinque giorni consecutivi per sei otto ore al giorno. Le sedute, che durano in media dalle due alle tre ore, prevedono una parte pratica, in cui viene chiesto di non utilizzare i codici della comunicazione verbale, e da una parte invece di verbalizzazione in cui si raccontano e si rielaborano i propri vissuti. E’ in questa sede – ma soprattutto nella verbalizzazione finale di restituzione del lavoro – che si ricollocano le esperienze del vissuto simbolico all’interno delle proprie dinamiche quotidiane.
L’analista interagisce, col singolo e col gruppo, in maniera attiva partecipando, provocando, contenendo, sostenendo le situazioni che si vengono a creare nei vissuti simbolici.
Il lavoro strutturato per incontri della durata di più giornate, permette di “accumulare situazioni emozionali” che conducono ad una tensione, questo favorisce l’allentamento del sistema difensivo creando la possibilità di lavorare sui propri conflitti psichici. Allo stesso modo occorre un tempo affinché la persona ricomponga le proprie difese e si prepari a confrontarsi e ricollocarsi nella propria quotidianità.
Questa sorta di “curva”, che fa si che il paziente si immerga nel proprio materiale inconscio per poi riemergere un poco più cosciente di sé, è una dinamica comune alle altre scienze psicologiche, in analisi corporea però diventa fondamentale l’uso del tempo, e di un tempo lungo, proprio perché è un processo che viene stimolato negli agiti corporei.
Sono a disposizione del gruppo diversi oggetti (cerchi, palle, corde, tubi di cartone, stoffe….ecc.) che vengono dapprima utilizzati come mediatori della comunicazione, come mezzi di scambio, di aggressione o di seduzione…. ma che si caricano a poco a poco di valenza affettiva, assumendo un significato simbolico e qualche volta fantasmatico. Questo è possibile anche grazie alla forma, alla plasticità, alle sensazioni tattili degli oggetti.
Così come le libere associazioni ed i lapsus forn
In
analisi corporea è posto l’accento sull’aspetto simbolico
di ciò che accade in seduta,cheap
louis vuitton men per far questo occorre porsi sul piano descrittivo dando
spazio al COME: come si sono susseguite le situazioni di interazione con l’altro
o con l’oggetto, come si è arrivati a determinati stati emozionali….
Lavorare sugli “indicatori di processo” tiene aperto il campo delle
possibilità, consentendo di strutturare una realtà pragmatica
in contrasto con una realtà ontologica; questo lascia ampio spazio alla
strutturazione di una realtà in costante trasformazione ed evoluzione
oltre che di poter valutare l’efficacia
dei propri agiti.
Lo scopo di ogni analisi, che sia verbale, corporea o di altro tipo, è quello di aprire una via d’accesso all’inconscio, o meglio, di permettere all’inconscio di emergere a livello della coscienza. Non si tratta di “scavare” nell’inconscio, cosa che costituirebbe il metodo migliore per rafforzare le resistenze, ma di lasciarlo affiorare attraverso la propria espressione verbale, corporea, grafica … o altra an
Alessandra REGONINI